La storia di Elisabetta: da stagista a Project Manager

Elisabetta Pilati

Nome:   Elisabetta Pilati

Età:  26

Provenienza:  Mantova

Professione:  Project Manager alla Camera di Commercio

Formazione:  Liceo delle scienze umane, Laurea Triennale in Relazioni Internazionali e Magistrale in Management internazionale all’ Università Cattolica del Sacro Cuore

Da quanto tempo vivi a Londra e cosa ti ha spinto a trasferirti qui? Sono inaspettatamente partita dall’Italia per scelta personale e non per necessità. Contro ogni previsione, ho deciso di lasciare il mio lavoro e raggiungere il mio ragazzo che era stato trasferito nel frattempo a Londra per un nuovo incarico. Sono sbarcata nella capitale inglese a febbraio di quest’anno, entusiasta ed eccitata per un futuro che ancora non conoscevo.

Che tipo di esperienze avevi accumulato nel tuo CV prima di decidere di partire? Le mie prime esperienze risalgono a quando frequentavo il corso di laurea magistrale: prima uno stage in Francia in un’organizzazione internazionale, poi mi sono occupata di organizzare progetti ed eventi in un importante confederazione di settore. Subito dopo essermi laureata, ho trovato lavoro come event coordinator presso un’azienda parmense.

Com’era il tuo livello d’inglese all’arrivo? Avevo già precedenti esperienze all’estero e vari esami di lingua alle spalle, tuttavia vivere in un paese straniero ti pone continuamente nuove sfide e ti spinge a migliorare sempre di più, soprattutto nella lingua parlata.

Che strumenti hai utilizzato per cercare lavoro nel tuo settore? Ti sei rivolta a siti, motori di ricerca, agenzie di recruiting specifici? Appena arrivata, mi sono iscritta a una quindicina di newsletter settimanali (Monster, Reed, Totaljobs, etc..) che mi tenevano aggiornata sulle ultime job offer disponibili. Mi sono poi registrata in varie agenzie specifiche di recruiting relative sia al settore  nel quale volevo lavorare, sia al settore delle lingue straniere (come carta in più, potevo giocarmi  la conoscenza dell’italiano e del francese). Volevo che il mio CV arrivasse al maggior numero di recruiter possibili.

Come ti sei imbattuta in CV&Coffee? CV&Coffee era uno dei siti che monitoravo ogni fine settimana per controllare le offerte di lavoro proposte a chi conosceva l’italiano. Lo conoscevo già prima di partire, attraverso il sito Eurocultura, a cui ero iscritta già in Italia.

Com’è stata l’esperienza con lo staff di CV&Coffee? Sono stati mesi bellissimi, intensi e gratificanti. Non nascondo che, all’inizio, riuscire a  combinare due lavori contemporaneamente è stata una bella sfida (avevo appena iniziato un tirocinio full time in Camera di Commercio); ho stretto i denti e ho cercato di dare tutta me stessa. Credevo molto nella mission dell’associazione e  capivo che era un’occasione incredibile di crescita professionale. Ho imparato tantissimo con CV&Coffee, e poi… Come prima esperienza a Londra, non è stato male poter supervisionare eventi e workshop al Consolato Generale italiano!

Ci sono differenze nella ricerca di lavoro tra Italia e Regno Unito? Una differenza vistosa l’ho notata nelle agenzie di recruitment inglesi. Se il tuo profilo è di loro interesse, ti contattano incessantemente per fare in modo che tu possa trovare un lavoro (per loro sei un guadagno se riescono a piazzarti), ti propongono offerte che esattamente combaciano con le tue competenze e la tua esperienza. Una volta che conquisti la loro fiducia e dimostri il tuo valore, i recruiter diventano collaboratori fondamentali per la tua ricerca lavoro.
Inoltre, un altro strumento fondamentale da utilizzare nel Regno Unito é il social network Linkedin: é necessario crearsi un profilo interessante e monitorarlo spesso in quanto viene di norma controllato dai selezionatori. È una sorta di profilo da visita attraverso il quale conosci e ti fai conoscere.

Avere un buon CV, competitivo e ben strutturato, che metta in luce gli achievement raggiunti nelle passate esperienze, fa la differenza? Un CV strutturato secondo i canoni inglesi é indispensabile. Prima di partire per Londra mi ero studiata un po’ in fretta il formato ideale per il Regno Unito, ma é stato soprattutto grazie a CV&Coffee che ho capito quanto fosse importante perfezionarlo  nei minimi dettagli. Gli inglesi amano essere pratici, devi far loro capire  in cosa ti sei distinta, quali sono stati i tuoi achievement e il contributo da te apportato in ciascuna delle tue esperienze passate.

Che consigli daresti a chi decide di partire? Prima di tutto consiglierei di rimanere con i piedi ben saldi per terra. Londra é sicuramente piena di opportunità, ma ci si accorge piuttosto velocemente che nulla ti viene regalato anche se conosci tre lingue, hai un master e varie esperienze di lavoro alle spalle. È necessario partire con estrema umiltà: Londra è incredibilmente competitiva e ci sarà sempre qualcuno più bravo e competente di te! Per fare la differenza, la base da cui partire è la lingua: se si conosce poco l’inglese, è bene studiarlo e soprattutto saperlo parlare in modo fluente. Il passo successivo è armarsi di un CV all’altezza della situazione, che vi faccia notare in mezzo ad una pila infinita di altri CV e che sia accattivante per chi lo legge. In quello può aiutarvi CV&Coffee. L’ultimo consiglio che darei è: partite  estremamente motivati, con le idee ben chiare in testa, sapendo già a grandi linee cosa volete fare e dove volete arrivare. Vi faciliterà la ricerca del lavoro e la renderà più mirata.

Programmi per il futuro? Pensi di rimanere qui, tornar in Italia, cercare altrove?  Non penso  di tornare in Italia a breve. Personalmente, non ho nulla da recriminare al mio paese perché dopo la laurea avevo trovato sin da subito un lavoro che mi piaceva ed ero tutto sommato stabile. Tuttavia, penso che alla nostra nazione manchino aspetti fondamentali per noi giovani: entusiasmo per il futuro, positività, speranza. Solo una città come Londra ti fa apprezzare i sacrifici fatti e le lunghe ore di lavoro, perché sai già che prima o poi i tuoi sforzi verranno premiati, la tua determinazione e la tua volontà di farcela porteranno ad un risultato concreto. A Londra ci si può concedere il lusso di lavorare in un contesto “normale”, dove serietà, organizzazione e merito la fanno da padroni. E in mezzo a questa “normalità”, mi ci trovo assai bene!