Francesco: Recruiter

Francesco faccia italianaNome: Francesco

Età: 30

Italiano di: Lecce

Professione: IT Recruitment Consultant

Corso di studi: Laurea triennale e specialistica in Scienze Politiche – Università di Lecce e Master in HR Management Università di Pisa.

Da quanto tempo vivi in UK e cosa ti ha spinto a trasferirti qui?
Vivo a Londra da un anno e mezzo e la ragione principale per cui mi sono trasferito è la situazione economica italiana.

Raccontaci un po’ la tua storia lavorativa prima di Londra. Dopo il Master a Pisa ho fatto due stage in risorse umane a Bologna, entrambi retribuiti (anche se poco), ma in nessuno dei due casi mi è stato offerto un contratto in seguito allo stage. Così sono partito per Sydney e sono rimasto lì un paio di mesi. Lì l’ostacolo più grosso è trovare lavori d’ufficio, io non aspiravo a lavorare in un ristorante e quindi ho deciso di trasferirmi a Londra.

Quali sono le differenze tra le risorse umane in Italia ed il settore del recruitment del Regno Unito?
In Italia il reclutamento del personale fa parte delle risorse umane, quindi è un lavoro che si affianca a quello della gestione del personale e delle buste paga. In Inghilterra chi si occupa di reclutamento del personale è più orientato al sales e si occupa soltanto di quello in modo molto specializzato e capillare.

Perché proprio Londra?
Un po’ per la sua vicinanza con l’Italia, un po’ perché in Europa mi sembra tra le città che offrono più possibilità lavorative e non conoscendo altre lingue straniere come conosco l’inglese è l’opzione più fattibile.

Quali erano le aspettative quando ti sei trasferito, è andata come ti aspettavi?
In realtà è andata molto meglio di come mi aspettavo. Quando mi sono trasferito sono partito con l’idea di accettare qualunque lavoro, anche uno stage non retribuito nel mio settore, ma sono riuscito dopo un mese a trovare un lavoro nel mio settore e a tempo indeterminato.

Che conoscenza avevi dell’inglese al tuo arrivo?
Direi medio alta. Ho sempre avuto una grande passione per la lingua inglese  per varie ragioni, amo viaggiare e andar via dall’Italia era uno dei miei sogni più grandi. Per cui ogni volta che ne ho avuto occasione ho sempre cercato di coltivare i rapporti e fare conversazione con i miei amici americani, inglesi o stranieri in generale.

Quando sei arrivato qui hai trovato subito lavoro nel tuo campo?
Non subito. Il mio primo lavoro è stato come come commesso da Zara, ma poi sono stato molto determinato, tanto da riuscire dopo un mese a trovare lavoro nel mio settore.

Come hai trovato i vari lavori che hai fatto?
Il lavoro come commesso l’ho trovato andando ad un centro di reclutamento ad Oxford Circus al quale consegnai il mio cv. Per quello attuale ricordo che inviai la mail direttamente all’azienda e poi, su loro richiesta, il cv. E’ in generale un consiglio che do a tutte le persone in cerca di lavoro: cercare la mail dell’azienda a cui si è interessati e di inviare direttamente a loro una auto-candidatura, senza passare attraverso agenzie o offerte di lavoro.

In che cosa consiste il tuo lavoro?
In poche parole mi occupo di trovare dei manager per le aziende che si occupano di information technology. Le aziende ci contattano per cercare determinati profili e noi abbiamo il compito di piazzarle negli uffici dei nostri clienti.

Descrivi una tua giornata tipo.
E’ un lavoro d’ufficio, quindi ho orari standard 9-18, dal lunedì al venerdì.
Appena arrivo mi informo sulla tipologia di persone che l’azienda sta cercando. Inizio le ricerche, pubblico annunci, guardo i curricula che arrivano, faccio telefonate e fisso le interviste con i candidati più validi.

Come ti sentivi appena arrivato e come ti senti adesso?
Appena arrivato ero molto determinato, pieno di energia, ero disposto a qualunque lavoro, anche perché volevo rifarmi della delusione di Sydney. Adesso mi sento più tranquillo e consapevole di me stesso e delle mie capacità e competenze lavorative.

Quali sono gli aspetti positivi e i punti di forza del Regno Unito, che ti hanno fatto capire che era la scelta giusta per te?
Rispetto ad altri Paesi trovo senza dubbio positiva la vicinanza all’Italia e l’essere parte dell’Unione Europea. Poi in generale la presenza di un mercato del lavoro flessibile, la meritocrazia che ti permette di andare avanti se vali davvero, un sistema di welfare che funziona bene ed è in grado di aiutare i giovani e le giovani coppie ad integrarsi e a trovare casa più facilmente. Una cosa su cui sono critico è il sistema sanitario, non mi piace molto com’è organizzato l’NHS, al quale preferisco il sistema italiano, meno superficiale e meglio strutturato di quello inglese.

La cosa che odi di più di Londra: il sistema di valori. Non riesco ad integrarmi con la cultura inglese, preferisco un sistema valoriale che dia priorità alla famiglia.

La cosa che ami di più di Londra:le opportunità lavorative e la multiculturalità.

L’achievement più grosso che puoi dire di aver raggiunto:partire da zero e riuscire a fare carriera, ma soprattutto essere economicamente indipendente.

Qualche consiglio agli italiani che sono in partenza e cercano lavoro nel tuo stesso campo.
Di non scoraggiarsi perché è un lavoro in cui bisogna sempre riuscire a centrare gli obiettivi. Lavorare nel campo del recruitment nel Regno Unito significa produrre sempre, rispettare dei target e lavorare in buona parte a percentuale. Non è il lavoro adatto a chi cerca uno stipendio fisso, bisogna essere sempre a mille e molto determinati.

Considereresti l’ipotesi di lasciare Londra per un’altra città del Regno Unito prima di trasferirti in Italia?
In generale diciamo che il mio futuro prima o poi lo vedo in Italia, nel senso che come ho detto mi sento ovviamente più vicino alla mia cultura di appartenenza. Detto questo la mia realtà londinese è molto atipica considerato che il mio ufficio è a cinque minuti a piedi da dove abito, cosa che mi consente di tornare a casa in pausa pranzo e di vivere una quotidianità diversa da quella di chi vive in una metropoli.

Cosa consiglieresti agli italiani che si spostano a Londra per cercare lavoro nel tuo stesso settore?
Di imparare prima l’inglese e poi partire, poi una volta trasferitisi, cercare il più possibile di frequentare persone di altri paesi e di parlare in inglese. Inoltre, soprattutto per gli italiani laureati, modificare il proprio cv a seconda del lavoro che si sta cercando, quindi per i lavori meno qualificati lasciar perdere le proprie lauree e certificati e concentrarsi di più sulle esperienze lavorative che possano essere utili ai fini di quel lavoro.

Articolo di Angela Tranfa @mrsdall0way