Raccontare storie: la chiave del successo ai colloqui

I nostri cervelli si sono evoluti per ascoltare storie; ancora prima della parola scritta, le informazioni venivano tramandate oralmente di generazione in generazione, e gli anziani raccontavano storie ai membri più giovani della tribù per educarli ai modi del mondo.

Per questo motivo, gli psicologi evoluzionisti credono che ci piaccia ascoltare storie, e ci aspettiamo che queste seguano uno schema: un inizio, un corpo e una fine.

Ogni domanda che viene fatta durante un colloquio è un’opportunità per raccontare una storia su di sé.

Per ogni abilità che si possiede e che si vuole dimostrare di avere, si dovrebbe raccontare una storia breve con un inizio, un corpo e una fine.

Ad esempio, quando ti viene chiesto “Parlami dei tuoi punti di forza” oppure: “Parlami di un periodo in cui hai avuto successo” o “Quali sono le abilità che possiedi e che sono richieste per questo ruolo?” assicurati di dividere la tua storia: la prima frase è l’inizio, l’ultima è la fine e il resto è il corpo.

Esercitati a raccontare storie:ognuna dovrebbe evidenziare i tuoi risultati, qualcosa che hai fatto o detto che ha avuto un impatto sull’azienda per cui stavi lavorando o su una persona con cui lavoravi, e ricorda di aggiungere qualche dettaglio.

I dettagli sono importanti per aiutare l’intervistatore a scoprire di più su di te.

Usa statistiche e fatti, i numeri sono facili da ricordare, ma solo due o tre, altrimenti l’effetto non sarà lo stesso.

In termini di tempistiche, la risposta deve durare tra uno e due minuti: è incredibile quante cose si possano raccontare in due minuti!

È fondamentale che ci si eserciti a raccontare le proprie storie. Dovresti disporre di un arsenale di otto o nove storie sulle tue abilità e sui punti salienti della tua carriera, che dovrai ricordare a menadito.

Si gioca tutto sull’avere abbastanza aneddoti per poter centrare tutte le domande che ti vengono poste.

In bocca al lupo.

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