Sara: Head of Account Management

IMG_4209NOME: Sara

Età: 29

Provenienza: Recanati

Professione: Head of Account Management presso Optimal Payments Ltd

Studi: Laurea Triennale in Lingue e Cultura per l’impresa

Da quanto tempo vivi a Londra e cosa ti ha spinto a trasferirti qui?

Ormai ho preso la decisione di trasferirmi a Londra 5 anni fa. Prima di tutto perché, essendo il mio percorso universitario legato alle lingue, avevo già fatto un’esperienza di studi all’estero e avevo il desiderio di mettermi in gioco affrontando anche un’esperienza di tipo lavorativo. Poi per un aspetto più personale, il mio partner è straniero e abbiamo quindi cercato di scegliere insieme una meta che potesse offrire prospettive di lavoro ad entrambi, la scelta è ricaduta su Londra.

Quindi non fai parte di quel gruppo di italiani che si è trasferito a Londra a causa della crisi?

No, direi di no. Quando sono arrivata in UK la crisi in Italia non si sentiva molto, soprattutto a livello di media. Non era sulla bocca di tutti come adesso. Le opportunità non erano tante come negli anni precedenti, ma comunque si riusciva ancora a trovare lavoro, seppur a tempo determinato.

Perché proprio Londra e non in un’altra città europea?

La mia intenzione era quella di passare un periodo in un english speaking country e Londra è sembrata la scelta più semplice. L’Inghilterra è relativamente vicina all’Italia e trasferirsi qui, piuttosto che negli Stati Uniti o in Australia, significava non dover affrontare la trafila di visti, carte e permessi.

Quando sei arrivata in Inghilterra pensavi già che avresti passato tutto questo tempo a Londra o programmavi un rientro a breve?

Sicuramente un rientro a breve. La mia idea era quella di stare fuori casa un annetto per fare una prima esperienza di lavoro. Quando poi ho visto le opportunità che questo Paese poteva darmi a livello lavorativo, mi sono decisa a restare.

Quali sono le maggiori difficoltà che hai trovato al tuo arrivo?

Inizialmente l’impatto è stato forte. Mi sono ritrovata in un sistema lavorativo e sociale che non conoscevo; sono venuta sola con il mio ragazzo e al di là di lui non conoscevo nessuno. Non c’era nessuno che potesse darci delle dritte su come trovare lavoro o casa, quindi abbiamo dovuto fare tutto da soli. Per esempio non sapendo che ci fosse un network di agenzie di reclutamento andavo un po’ a suonare porta per porta alle aziende e questo ha causato sicuramente una perdita di tempo iniziale.

Quanto tempo hai impiegato per trovare un lavoro?

Sono stata abbastanza fortunata perché ho trovato un lavoro entro un mese e mezzo dal mio arrivo.

Quali sono state le tue esperienze lavorative in Italia?

Prima di venire a Londra avevo fatto solamente un’esperienza lavorativa in Italia. Un contratto a tempo “determinato” di otto mesi per un’azienda del mio paese di origine. Nello specifico mi occupavo dell’after sale, del post vendita, quindi principalmente della gestione clienti e lamentele anche a livello internazionale.

Quando sei arrivata a Londra avevi già in mente il settore in cui volevi lavorare?

Non avevo un’idea precisa, nel mio caso è un po’ il mio lavoro che ha scelto me. Le mie prime ricerche lavorative erano orientate alla mia conoscenza delle lingue, naturalmente l’italiano, ma anche l’inglese e il tedesco. Ho cercato ambienti aziendali, internazionali che avessero bisogno di quelle lingue.

Ti sei mai affidata alle agenzie di reclutamento per trovare lavoro?

Non con il primo lavoro perché come ho già detto non ne conoscevo neanche l’esistenza, mi ero quindi affidata alla ricerca sul web e a Monster, una piattaforma on line di recruiting. Invece negli anni successivi ho lavorato spesso con le agenzie, sia come candidato che come employer. Non mi occupo direttamente di risorse umane, però so bene come funzionano.In linea generale ho sempre trovato molto supporto nelle agenzie, molto chiare nello spiegarmi quale fosse la posizione di lavoro e nel presentarmi alle aziende illustrando il mio background. Ho trovato vantaggio anche per quanto riguarda la ricerca, le agenzie infatti hanno la possibilità di accedere ad alcune posizioni ancora prima che le aziende le rendano pubbliche.

Se dovessi cercare un nuovo lavoro adesso a chi ti rivolgeresti?

Sicuramente alle agenzie di reclutamento. Altro metodo validissimo al momento è LinkedIn, che rappresenta una piattaforma d’incontro tra domanda e offerta, qui per l’azienda che cerca personale la visibilità del percorso lavorativo del candidato è immediata.

In cosa consiste il tuo lavoro?

In pratica mi occupo della gestione del portafoglio clienti esistenti dell’azienda. Sono a capo dell’Account Management Team, ogni membro del team si occupa di una parte del portafoglio clienti dal quale deve generare una revenue incrementale, quindi maggiori fatturati. È un ruolo di vendita e si basa molto nel creare una forte relazione con i clienti esistenti dell’azienda, riuscire a capire i loro interessi, quali sono le loro strategie, le loro opportunità e capire come i prodotti che la mia azienda offre possano aiutare i nostri clienti a crescere.

La tua crescita professionale è stata piuttosto veloce, in quanto tempo sei arrivata ad essere a capo del tuo team?

Sono partita quattro anni e mezzo fa ricoprendo il ruolo di Sales Manager in cui mi occupavo di trovare nuovi clienti nel mercato italiano. Negli anni, rimanendo nella stessa industria ma cambiando azienda, ho avuto la possibilità di crescere professionalmente fino ad arrivare dove sono oggi.

Quando sei arrivata qui a Londra che conoscenza avevi dell’inglese? Credi sia importante partire con una buona conoscenza della lingua?

Quando sono arrivata a Londra la mia conoscenza della lingua era piuttosto alta. Per un ruolo in un’azienda una buona conoscenza dell’inglese è fondamentale, tuttavia la conoscenza della lingua può essere acquisita. In Inghilterra si possono trovare degli sbocchi lavorativi pur non avendo un’ottima conoscenza della lingua, lavori che aiutano a perfezionare la lingua e da lì poter costruire una carriera.

Secondo te cosa non può davvero mancare a un italiano che è intenzionato a trasferirsi in Inghilterra per cercare lavoro?

Tanta voglia di mettersi in gioco, tanta voglia di lavorare sodo, e di avere un approccio realistico rispetto a quella che è la propria situazione a livello di lingua e a livello di esperienze lavorative. Sicuramente Londra è una città che offre tante opportunità, ma è necessario essere realistici riguardo agli obiettivi che si possono raggiungere appena arrivati, con le proprio capacità e conoscenze, rispetto a quelli che si possono ottenere un domani grazie all’esperienza acquisita.

Pensi che un CV scritto bene e “all’inglese” possa fare la differenza?

Le possibilità di ottenere un colloquio si rafforzano molto se il CV è presentato in formato inglese. Uno dei primi feedback che ho ricevuto quando sono arrivata a Londra riguardava proprio il mio curriculum. Ricordo che avevo inserito una mia foto e un’azienda mi ha subito risposto dicendomi di eliminare la foto perché in Inghilterra risultava ridicolo. Sicuramente un CV scritto bene, con un formato che si addice a quella che è la cultura inglese, che abbia le informazioni che ci si aspetta in Inghilterra, fa una grandissima differenza.

In ambito lavorativo, che cos’ha l’Inghilterra che l’Italia non ha? 

Le mie esperienze lavorative in Italia sono piuttosto limitate, tuttavia posso dire che le differenze principali riguardano la meritocrazia e lo spazio dato ai giovani.

In Italia esiste un po’ la cultura della cattedra, dello sposare la propria azienda, di crescere al suo interno nel corso degli anni. In Inghilterra questo non succede. Si va avanti molto velocemente se ci sono stati i risultati e non si cresce se non ce ne sono stati. E’ una cultura basata sulle performance. In Inghilterra non si premia tanto la fedeltà all’azienda, che pur è importante, quanto piuttosto il contributo che l’impiegato dà all’azienda.

Per quanto riguarda i giovani, a questi si danno molte responsabilità e più velocemente, le possibilità di crescita ci sono sicuramente e sono molto più rapide che in Italia.

In ambito lavorativo, che cos’ha l’Italia che l’Inghilterra non ha?

Domanda difficile…al momento non mi viene in mente niente.

Dove ti vedi tra 10 anni? Pensi di continuare la tua carriera qui a Londra? Hai mai pensato di rientrare in Italia?

Chi lo sa. In questo periodo della mia vita non avrebbe senso tornare in Italia, per motivazioni prettamente lavorative. Per il momento la mia conferma è Londra, tra dieci anni chissà. Spero di crescere ancora professionalmente, con l’augurio che anche in Italia i giovani possano trovare le stesse opportunità che io ho trovato in Inghilterra.