Tiziana, una mamma fotografa

TizianaNome: Tiziana

Età: 26

Italiana di: Torino

Professione: Fotografa Freelance

Formazione: Scientifica

Da quanto tempo vivi in UK e cosa ti ha spinto a trasferirti qui? Mi sono trasferita quasi due anni fa, inizialmente con il semplice obiettivo di migliorare il mio inglese.

Perché proprio il Regno Unito? Ci sono capitata per caso, poi ho conosciuto il mio attuale ragazzo e sono rimasta. All’inizio mi ero trasferita a Colchester per un mese per migliorare l’inglese e lavorare in un ristorante come cameriera. Poi mi hanno assunto come aiuto cucina. Lì ho conosciuto il mio ragazzo e la compagnia mi chiese di restare perché avevano bisogno di una persona per la sede di Chelmsford. Non avendo un lavoro in Italia, decisi di restare.

Eri fotografa anche in Italia? In Italia avevo iniziato ad interessarmi tramite un amico che studiava fotografia e che mi ha insegnato un po’ di cose. Ci ho messo del tempo a decidere che volevo farla diventare una professione, sono ancora agli inizi, ma ci lavoro a tempo pieno.

Come mai hai deciso di lavorare come fotografa? Sono sempre stata una persona curiosa e molto interessata alle attività artistiche. In Italia ho studiato anche fumetto per un po’ di tempo, poi ho deciso che la fotografia mi attirava di più.

Quali erano le aspettative quando ti sei iscritta, è andata come ti aspettavi? Quando sono arrivata nel Regno Unito le mie aspettative erano: restare per un mese, migliorare l’inglese e tornare in Italia. Adesso sto costruendo una famiglia qui, e vista la crisi in Italia, credo proprio che resterò qui.

Cosa credi che il Regno Unito è in grado di dare al tuo bambino che l’Italia non è in grado di dare? L’assistenza sanitaria, minori problemi economici, più opportunità di lavoro e la libertà di poter esplorare le proprie capacità.

Che conoscenza avevi dell’inglese al tuo arrivo? Media. Cercavo di guardare sempre i film in lingua originale e di imparare più vocaboli possibili anche quando ero in Italia, ma il vero progresso ho iniziato a vederlo soltanto stando qui. Non posso ancora dire di capire il 100% di quello che sento, soprattutto se ho a che fare con un dialetto molto forte, ma sicuramente parlarlo ventiquattr’ore al giorno mi ha aiutata e continua ad aiutarmi molto.

Che consigli daresti ad un italiano che sta per trasferirsi in Inghilterra e non conosce bene l’inglese? Di trasferirsi comunque perché prima si inizia a parlarlo meglio è. Di sicuro fare dei corsi aiuta, ma vivere qui e sfruttare ogni occasione che si ha per praticare la lingua è senza dubbio la soluzione migliore.

Quindi quando sei arrivata non hai lavorato subito come fotografa? No. Ho iniziato come cameriera e poi successivamente, e contemporaneamente, ho fatto da assistente ad una fotografa professionista (Katie Julia Piper), grazie alla quale ho imparato tantissimo. Opportunità che non sono mai riuscita ad avere in Italia perché i lavori come fotografo sono così pochi e la competizione è così alta che prevale sul desiderio di insegnare ai propri assistenti.

Come hai trovato il lavoro come assistente fotografa? Seguivo il suo blog ed aveva pubblicato tra le news la notizia che cercava un assistente

Hai dovuto inviarle il tuo portfolio, quindi? No. Chi voleva offrirsi doveva scriverle, presentarsi e rispondere a delle domande.

Che tipo di fotografia fai? Principalmente ritratto. Poi sto cercando di fare esperienza anche con i servizi per i matrimoni dove ci sono più opportunità di guadagno.

Fino a qualche anno fa tra lavorare ad un servizio fotografico per un matrimonio in Italia o nel Regno Unito non c’era differenza economicamente, a parte il cambio. Invece adesso ci sono più occasioni qui perché ovviamente in Italia la crisi porta a risparmiare un po’ su tutto e se si può si cerca di farsi fare le foto da un amico o di tirare tantissimo sul prezzo.

Stai lavorando a qualcosa in particolare al momento? Sto sfruttando questo momento di “pausa” dovuto alla maternità per potermi dedicare alla costruzione del mio sito web che è in cantiere da parecchio.

Quindi, diciamo che al momento la mia priorità lavorativa è quella, considerando che è importantissimo avere un sito se si vuole fare questo lavoro. Per adesso sono riuscita a tamponare questa mancanza con un profilo Flickr, ma è arrivato davvero il momento di creare un sito tutto mio.

Descrivi la tua giornata tipo. La mia giornata lavorativa tipo è per il 90% editing, quindi Photoshop (scatto solo in digitale), analisi e scelta delle foto e per il 10% scattare. La creazione di un set fotografico prevede l’incontro con il cliente con il quale si cerca di capire quali sono le sue priorità ed esigenze, dargli dei consigli su come impostare l’ambiente, se ci sono dei costumi, degli oggetti particolari, insomma su quella che poi sarà la composizione di una foto e poi, ovviamente, il momento dello scatto. Di solito creare un set fotografico mi richiede intorno alle due-tre ore.

Cosa consiglieresti ad un fotografo che si trasferisce in Inghilterra adesso? La cosa fondamentale resta avere un proprio sito collegato ad un blog, in modo da dare al proprio sito un taglio non esclusivamente commerciale, ma anche informativo, quindi un blog che contenga notizie sui propri set e sui propri lavori, su consigli fotografici di qualunque tipo e su notizie che possano essere interessanti per gli addetti ai lavori.

Per chi è alle prime armi consiglio di fare da assistente ad un fotografo (anche gratuitamente), in modo da imparare il più possibile sia su come muoversi da un punto di vista lavorativo che su come si esercita la professione.

Come ti sentivi appena arrivata e come ti senti adesso? Appena arrivata mi sentivo un po’ sperduta, nel senso che lavoravo in un ristorante italiano con italiani e le mie interazioni con gente non italiana si contavano sulla punta delle dita. Inoltre, facevo degli orari molto pesanti, che non mi permettevano di fare molto al di fuori del lavoro.

Adesso mi sento molto più a mio agio soprattutto con la lingua, il che aiuta molto, e conosco molte persone del posto, quindi mi sento decisamente più integrata.

Quali sono gli aspetti positivi e i punti di forza del Regno Unito, che ti hanno fatto capire che era la scelta giusta per te? Di sicuro non il meteo! Direi l’assistenza sanitaria e sociale. E poi la consapevolezza che ogni centesimo delle tasse che vengono pagate risulta poi effettivamente nei servizi che si utilizzano. In generale direi che è proprio il sistema a funzionare meglio. Dal punto di vista lavorativo direi che la meritocrazia ed il rispetto per il lavoro hanno un valore molto alto.

La cosa che odi di più del Regno Unito: La mancanza di luce (da un punto di vista fotografico)

La cosa che ami di più: il mio compagno Emmanuel e mio figlio Nathan. 

Qualche consiglio agli italiani che sono in partenza e cercano lavoro nel Regno Unito? Cosa credi non possa mancare nella ricerca lavoro? Restare con i piedi per terra e non accontentarsi degli standard italiani dal punto di vista dei diritti lavorativi. A me è capitato quando ero agli inizi, avendo a che fare con datori di lavoro non inglesi, di lavorare più ore di quelle concordate senza che mi venissero retribuite, oppure di ritrovarmi a fare dei periodi di prova interminabili e non retribuiti. Tutte queste cose che in Italia vivevo come all’ordine del giorno, per il mercato lavorativo in inglese sono inaccettabili e bisogna ricordarselo nel momento in cui si vuole farli valere.

L’achievement più grosso che puoi dire di aver raggiunto? La consapevolezza dei miei diritti e la capacità di difenderli e farli valere sempre e comunque.

Articolo di Angela Tranfa @mrsdall0way

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