La storia di Francesco: Lecturer all’Università di East London

foto 1Nome: Francesco Addesa

Età: 34 anni

Provenienza: Avellino

Professione: inizialmente visiting researcher, attualmente lecturer a ore presso l’Università di  East London, responsabile di due insegnamenti nella materia Sport Sector: Organisation, Policy, Strategy.

Formazione: laureato in Scienze Politiche con indirizzo economico, dottorato in economia, master in economia ad Essex e un secondo master in Management dello sport conseguito a Bari

Da quanto tempo vivi a Londra e cosa ti ha spinto a trasferirti qui? Definitivamente, da febbraio 2014. I motivi che mi hanno spinto a partire sono scaturiti da una serie di predisposizioni personali, nel senso che non so stare a casa senza far nulla, aspettando un’occasione che magari non arriverà mai. Inoltre, in Italia, ormai ero escluso da altri tipi di impieghi sia perché troppo titolato e anche perché considerato “vecchio”, quindi le prospettive che mi si sono presentate erano due: ingannare il tempo nella preparazione a famigerati concorsi pubblici o tentare altrove. In sintesi, direi che la molla servita a farmi partire definitivamente è stata quella della disperazione, una disperazione positiva, ‘propositiva’, ma pur sempre disperazione.

Che tipo di esperienze avevi accumulato nel tuo CV prima di decidere di partire? Beh, ero già venuto in UK per motivi di studio: tra il 2007 e il 2008 ho seguito un corso di master presso la University of Essex. In seguito, sono tornato in Italia per cercare di realizzare i miei sogni lì e continuare la mia formazione e fare le prime esperienze di ricerca e lavorative. Dopo l’ennesimo titolo conseguito in Management dello sport, e una positiva esperienza come stagista presso la società GSport – svolta a titolo gratuito – mi sono però reso conto che le opportunità scarseggiavano e che nel mio campo, che in Italia è relativamente nuovo o comunque poco esplorato, le università, il mondo della ricerca e anche quello privato non investono quasi nulla.

Come mai hai scelto Londra per la tua “emigrazione” e non un’altra grande capitale europea? Londra è stata la mia prima e unica scelta, un po’ perché avevo già una conoscenza della lingua che mi permetteva di candidarmi a posizioni lavorative di un certo livello, e soprattutto perché la materia che io volevo insegnare e nella quale fare ricerca – cioè Economia dello sport – qui è insegnata in tutte le università. In questo campo, il terreno è molto fertile anche nel settore privato, ogni azienda e società sportiva investe e fa ricerca, il mercato è assai più vasto, ci sono molte più opportunità.

Com’era il tuo livello d’inglese all’arrivo?: Direi buono, non eccellente, ma abbastanza buono da farmi inserire in livello advanced nei corsi di lingua che ho seguito qui. Ho iniziato a studiare inglese dalle elementari e fino alle superiori, quindi una buona infarinatura c’era – poi una volta arrivato qui, ho preso anche delle lezioni private con un madrelingua.

Che strumenti hai utilizzato per cercare lavoro nel tuo settore? Ti sei rivolto a siti, motori di ricerca, agenzie di recruiting specifici? C’è da dire che per lavorare nel mondo accademico i canali sono specifici e non seguono le “regole” della ricerca lavoro degli altri settori. Nel mio caso, mi tenevo aggiornato sulle opportunità esistenti in ogni singola università di mio interesse monitorando il sito e, in caso di vacancy, seguendo le istruzioni per inoltrare la candidatura. Per le candidature che ho inoltrato nel privato, invece, sì, ho usato soprattutto il web e dei siti dedicati, magari iscrivendomi per avere la newsletter e tenermi così aggiornato sulle varie opportunità.

Come ti sei imbattuto in CV&Coffee? Un mio caro amico conosce Teresa e il suo lavoro e me ne aveva parlato molto bene, quindi mi sono informato un po’ tramite il sito di CV&Coffee e poi vi ho contattato per avere più informazioni a riguardo. Da lì è nata la consulenza, dopo un primo incontro in un bel coffee shop nella zona di Angel.

Com’è stata l’esperienza con lo staff di CV&Coffee? L’esperienza e la consulenza sono state molto positive. Il mio CV, pur non essendo strutturato nel famigerato formato EU, non si prestava ad essere selezionato dai recruiter anglosassoni. Io l’avevo modificato personalmente con dei consigli fai-da-te letti on line, quindi mancava di un approccio serio e professionale, esperto riguardo al selezionare un candidato per una posizione lavorativa. Ed è quanto ho ricevuto dallo staff di CV&Coffee – e lo stesso discorso vale per la covering letter. Per esempio, nello specifico, ho mandato l’application con CV e covering letter ‘sistemati’ da CV&Coffee ad un’azienda che già in precedenza mi aveva escluso dalle selezioni, invece in questa seconda occasione sono stato contattato dopo pochi minuti, addirittura.

Ci sono differenze nella ricerca di lavoro tra Italia e Regno Unito? Sostanzialmente qui ci sono molte più posizioni aperte, in quasi ogni campo, quindi il numero delle opportunità è moltiplicato diverse volte. Nel mio caso, ho potuto riscontrare anche una maggiore facilità nell’accesso lavorativo al mondo accademico: le logiche sono più chiare, appaiono più pulite per lo meno, non ci sono concorsi statali cui sottoporsi. Se un’università ha una posizione aperta, pubblica l’annuncio sul proprio sito, il candidato invia la documentazione richiesta e se c’è interesse viene richiamato. Semplice e immediato.

Avere un buon CV, competitivo e ben strutturato, che metta in luce gli achievement raggiunti nelle passate esperienze, fa la differenza? Senza un CV e una covering letter che incontrino le richieste del recruiter e che attirino l’attenzione nei primi 30 secondi non si viene presi in considerazione. Vedo e conosco molti ragazzi italiani che arrivano a Londra con il CV in formato europeo, senza alcuna preparazione sul come proporsi per un lavoro e senza investire tutto il tempo e le energie che invece sono necessari. Abbiamo la tendenza a fare le cose con un po’ di faciloneria,superficialmente, ci hanno detto tanti anni fa che il CV europeo era quello giusto e ora non ci scomodiamo a capire PRIMA di partire che quel CV – brutto da vedere e contenente molte informazioni inutili – qui non serve. Dobbiamo bene capire che la ricerca del lavoro è un lavoro in sé, altrimenti non andremo lontano. I motivi che ci spingono a partire sono validi e sentiti ma gli strumenti restano meno affinati.

Che consigli daresti a chi decide di partire? Di partire con le idee chiare, di farsi guidare dalla propria motivazione, di avere pazienza. Qui le cose si svolgono non nella maniera super veloce che molti immaginano, soprattutto in relazione al proprio livello linguistico, alle proprie esperienze e al proprio CV. Il lavoro dei sogni non si trova in due o tre mesi, se l’idea è quella meglio restare a casa; al contrario, se si ha voglia di coltivare, di migliorarsi e di trovare anche un sistema per accumulare le proprie esperienze, allora sì. Per esempio, un altro consiglio datomi dalla preziosa consulenza con Teresa Pastena e CV&Coffee: il volontariato può essere un canale formidabile per stabilire contatti e arricchire il proprio bagaglio. Ti inserisce nel mercato del lavoro in un modo che in Italia è pura fantasia. Insomma bisogna rimettersi in gioco quando si arriva qui, altrimenti si finisce col dire che non è vero che in Inghilterra ci siano tutte queste occasioni, che è tutta una diceria.

Programmi per il futuro? Pensi di rimanere qui, tornar in Italia, cercare altrove? Mi piacerebbe tornare in Italia, lo stile di vita è migliore, e mi piacerebbe dare un contributo allo sviluppo dell’ economia dello sport come disciplina di studio e ricerca all’interno del mondo accademico italiano. Per il momento, comunque, lo scopo è di essere confermato come lecturer, magari permanente invece che a ore, sempre qui nell’Università di East London. L’idea, un giorno, di tornare in Italia non mi dispiace affatto, io non rinnego il mio Paese e mi dispiace per la situazione in cui versa. Spero insomma di poter giocare bene le mie carte qui e poi di tornare per dare il mio contributo alla costruzione di un sistema migliore.