Sole: Marketing Director

Sole ChircoNome: Sole

Età: 31

Italiana di: nata a Milano e cresciuta a Marsala

Professione: Group Marketing Director presso Hotwire (http://www.hotwirepr.co.uk/)

Corso di studi: Laurea di vecchio ordinamento in Scienze della Comunicazione presso lo IULM di Milano

Da quanto tempo vivi in UK e cosa ti ha spinto a trasferirti qui?

Mi sono trasferita a Londra sette anni fa. La prima ragione che mi ha spinto a effettuare questa scelta di vita è stata di tipo emotivo: all’età di tredici anni mi sono recata a Chester per una vacanza studio e durante un week-end trascorso a Londra mi sono innamorata a prima vista della città. Ricordo ancora che durante una passeggiata a Hyde Park ho pensato che Londra sarebbe stata la città in cui avrei voluto vivere da grande!

Il secondo motivo che mi ha portata a prendere questa decisione è di carattere più razionale e circoscrivibile all’ambito universitario in cui mi sono formata. A differenza di molti dei miei colleghi dello IULM ho preferito non effettuare il passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento e così ho assistito alle vicissitudini di molti dei miei compagni di studi che si sono laureati e sono entrati nel mercato del lavoro prima di me. Il loro passare da uno stage a un altro stage, da un contratto a progetto a un lavoro mal retribuito mi ha fatto capire che non era quello il percorso che avrei voluto seguire. Nel 2005, grazie al mio relatore della tesi, sono venuta di nuovo a Londra per effettuare delle ricerche sul sistema bibliotecario britannico e, respirando l’aria cosmopolita che mi aveva fatto innamorare della città durante l’adolescenza, ho maturato  la consapevolezza che proprio questa era il posto dove avrei voluto vivere e muovere i primi passi professionali. Per tre mesi ho avuto l’opportunità di lavorare all’interno di una delle biblioteche della City of Westminster ed è stata un’esperienza formativa sia professionale che personale.

Rientro in Italia nel Gennaio 2006, mi laureo il Marzo successivo e, a una settimana dalla discussione, mi candido per una borsa di studio con destinazione Londra nell’ambito del progetto europeo “Leonardo Da Vinci”. Il 16 Agosto 2008 sono di nuovo nella City e a Settembre inizio uno stage della durata di quattro mesi in un’agenzia di comunicazione. All’inizio è tutto molto duro: mi scontro con una realtà molto diversa dalla vita studentesca milanese a cui ero abituata. Vivo in una stanza piccolissima, nella periferia londinese e lontana dagli amici di sempre. Concilio il lavoro in agenzia con quello in biblioteca durante il week-end per sostenere i costi della vita alle stelle. La mia settimana lavorativa è di sette giorni e non di cinque. I miei ritmi sono diversi da quelli dei miei più cari amici, ma sono fiduciosa nel mio futuro.

Che conoscenza avevi dell’inglese al tuo arrivo?

La mia conoscenza della lingua inglese, sia scritta che parlata, era eccellente. Mi mancava una padronanza impeccabile di quel linguaggio di tipo business richiesto per crescere professionalmente. Una volta ricevuta la notizia della conferma in agenzia con un contratto di altri sei mesi, ho frequentato un corso di lingua inglese di tipo business. A distanza di anno con impegno e sacrificio ho aggiunto il tassello mancante.

Hai trovato subito lavoro nel tuo campo?

Diciamo di si. Premesso che il mio sogno nel cassetto non era fare Pubbliche Relazioni, devo ammettere che il mio primo stage in agenzia di comunicazione mi ha permesso comunque di lavorare nel mio campo di studi. Non essendo il lavoro della PR la mia scelta numero uno,   mi sono in secondo momento spostata nel Marketing, ambito che ho sempre preferito.

Come ti sentivi appena arrivato e come ti senti adesso?

Quando sono arrivata nel Regno Unito nel 2006 ero felice e contenta. Con il passare dei mesi tutto è diventato più duro e difficile. Non è stato facile adattarsi allo stile di vita inglese, molto più frenetico rispetto a quello di Milano. Abituata a una vita studentesca tranquilla, ho dovuto stringere i denti. A Londra ho imparato a essere paziente e a non perdere di vista in mio obiettivo: le difficoltà incontrate durante il cammino e la forza nell’affrontarle mi hanno premiata. Il primo periodo è stato difficile ma l’aver incontrato dei buoni amici mi ha aiutata molto. Inoltre, sono felice di essere stata severa con me stessa in quanto oggi sono felice e in una situazione migliore rispetto ai miei amici che sono rimasti in Italia. All’età di 27 anni ho ottenuto un ruolo internazionale, a quella di 29 uno di livello globale e oggi sono direttore dell’agenzia del gruppo specializzata in tech. A differenza dei miei coetanei rimasti in Italia il mio problema non è pensare se domani avrò un lavoro, ma quale nuovo traguardo professionale voglio raggiungere.

Quali sono gli aspetti positivi e i punti di forza del Regno Unito, che ti hanno fatto capire che era la scelta giusta per te?

Meritocrazia. Nel Regno Unito viene data la possibilità di andare avanti, ovviamente se si dimostra di avere la voglia e il talento per compiere questo passo. In Italia questo succede più raramente, per una serie di motivi che non è possibile discutere in dettaglio qui, ed è un vero peccato.

In questi setti anni ho raggiunto tutti i traguardi che mi ero prefissata. Ho fatto le cose che volevo fare perché l’ambiente con cui mi sono interfacciata me ne ha dato la possibilità. Credo che il Regno Unito dia più opportunità ma bisogna essere in grado di cambiare la propria forma mentis, il modo di pensare inglese è molto diverso da quello italiano. In ambito professionale bisogna sentirsi parte dell’azienda per cui quando si lavora bisogna pensare alla visione d’insieme, a come rendere la società che ci impiega migliore e più stabile dando il nostro contributo quotidiano. Per un italiano adottare questo tipo mentalità può essere problematico. Quando si lavora nel Regno Unito si deve tenere in considerazione che qui ogni promozione è conseguenza del proprio apporto in azienda e che si può essere assunti con contratto a tempo indeterminato ed essere licenziati se non si conseguono obiettivi. Detto questo chi ha voglia di fare viene premiato, un approccio a mio parere che motiva molto soprattutto chi è giovane e pieno di energie.

Qualche consiglio agli italiani che sono in partenza e cercano lavoro nel Regno Unito? Cosa credi non possa mancare nella ricerca lavoro?

Bisogna essere chiari e obiettivi con se stessi. Prima di partire bisogna chiedersi se quella che si vuole fare è una scelta di vita o solo un’esperienza. Londra comporta uno spirito di adattamento e grossi sacrifici. Bisogna considerare che ci saranno giorni in cui si potrà sentire la mancanza della famiglia o degli amici, ma se si ha un obiettivo ben definito è facile sopportare le difficoltà. Commiserarsi non paga, bisogna essere forti e andare avanti. Secondo me non esiste investimento migliore di quello fatto su se stessi per cui se si crede in se stessi può essere una scelta da fare. Caparbietà, voglia di sporcarsi le mani e tanta umiltà sono le chiavi per un futuro professionale radioso nel Regno Unito. Londra premia chi ha voglia di mettersi in gioco.

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