Laura: Creative Producer

LD pic (medium quality)Nome: Laura

Età: 37

Luogo di nascita: Vittoria (Ragusa)

Formazione: Lingue e Letterature Straniere Università di Catania (Tesi su 2001: A Space Odyssey by Stanley Kubrick)

Torino Film LabWriter’s Room 2012.

Professione: Creative Producer & Art Director

Perché proprio Londra e non un’altra città europea? Per molte ragioni. C’ero stata varie volte tra gli anni del liceo e l’università e per me trasferirmi a Londra era, da un certo punto di vista, come un ritornare a casa. Sentivo che sarebbe stato più facile per me trovare lavoro qui rispetto ad altre città europee come Parigi o Berlino, sia per motivi linguistici che culturali. Credo che l’apertura mentale, l’internazionalità, la multiculturalità che si possono trovare qui siano tra le caratteristiche salienti di questa città.  Inoltre, la cultura inglese si basa molto sulla meritocrazia e il team work, due aspetti che ritengo essenziali nel lavoro.

Eri Creative Producer anche in Italia, oppure svolgevi altri lavori? No, prima di trasferirmi a Londra, in Italia ho lavorato per la minimum fax nella sezione media che produce documentari, dove ho lavorato come assistente di produzione ad una serie di documentari intitolata “Scrivere/NY” (“Writing/NY”) da cui poi è stato tratto il lungometraggio “Il lato sbagliato del ponte” (“The wrong side of the bridge”). Ho anche vissuto per un periodo a Berlino dove ho seguito dei corsi di cinema.

Come hai deciso di lavorare nel mondo della film industry? Quella per il cinema in realtà è una passione che ho avuto fin da molto piccola insieme alla danza.

Prima di tutto per me non si tratta tanto di lavorare quanto di dedicare la mia vita all’arte.  Comunque, rispondendo alla tua domanda, ho deciso di farla diventare un lavoro quando mi sono resa conto che la passione per raccontare le storie attraverso diversi formati, dal cinema al teatro, passando per altri format aveva le potenzialità per diventare un lavoro vero e proprio e quando sono stata sul set per la prima volta ho capito che non sarei più riuscita a farne a meno.

Quali erano le aspettative quando sei arrivata qui e quali sono adesso? Quando sono arrivata a Londra ero completamente da sola, senza alcun appoggio, senza conoscere nessuno ed ho ricominciato la mia vita completamente da zero. Ho deciso di lasciare tutto quello che avevo in Italia per venire qui e realizzare il sogno di lavorare nel mondo del cinema. Sapevo che non sarebbe stato facile e che sarebbe stata una grossa sfida, ma le aspettative erano comunque molto alte, per me era anche un modo di ritrovare una cultura che ho sempre amato molto. Adesso le aspettative nei confronti della città sono cambiate perché sono cambiata anch’io, ma non posso dire di aver avuto alcuna delusione nei confronti di quello che cercavo, ero consapevole della competitività della città, ma non mi spaventava. Alla fine anche in Italia avevo avuto la possibilità di sperimentare la competitività di città grosse come Milano, Roma o Firenze, ma credo che la differenza stia soprattutto nell’apertura culturale di questa città nei confronti della diversità. A Londra si può decidere di essere ciò che si vuole, la libertà nei confronti di quello che si può diventare è totale, anche dal punto di vista lavorativo e questo ti consente di esplorare ogni opzione lavorativa possibile con curiosità e senza timore.

Che conoscenza dell’inglese avevi quando sei arrivata? Ottima per diversi motivi, dall’aver frequentato il liceo linguistico, all’aver studiato lingue all’università, senza dimenticare le varie vacanze studio fatte in passato. Ovviamente una volta iniziato a lavorare qui ho ampliato tantissimo il mio vocabolario, soprattutto per quanto riguarda i termini tecnici relativi al mondo del cinema e del teatro.

Inoltre, devo dire che i miei nonni erano insegnanti d’inglese e sono stati loro a comunicarmi fin da piccola l’amore nei confronti della cultura anglosassone. Sono tutti fattori che mi hanno aiutato molto ad inserirmi nella cultura inglese e a capirla meglio.

Che consigli daresti a chi si deve trasferire a Londra e non conosce bene l’inglese?  Sicuramente consiglio di guardare film in lingua originale e cercare di acquisire almeno una conoscenza base, anche elementare della lingua, perché aiuta molto nella vita lavorativa. Un corso può servire fino a un certo punto, perché si impara molto di più stando a contatto con persone di altre nazionalità quando si è costretti a parlare in inglese per poter comunicare con l’altro e penso che una lingua straniera sia come uno strumento musicale che bisogna suonare ogni giorno per tenersi in allenamento.

Avere una grossa forza di volontà è molto importante. Ricordo un mio amico che venne a Londra senza sapere neanche una parola di inglese e che girava con un taccuino in cui scriveva tutte le parole e le frasi che sentiva e cercava di praticarle per impararle, ricordando anche lo spelling dei nuovi termini.

Hai trovato subito lavoro nel tuo campo? No. All’inizio lavoravo in un caffè part time e nel tempo libero facevo del volontariato presso il  ChickenShed Theatre che produce musical rivolti ad un pubblico giovane. Ho ricominciato completamente da zero, come runner sui set per alcuni corti, il primo corto a cui ho lavorato si intitola “Son” di  http://danielmulloy.com/Daniel Mulloy che è stato fondamentale per me per poter creare contatti lavorativi importanti con cui collaboro tutt’oggi.

Allo stesso tempo cercavo di cogliere ogni opportunità possibile legata al mondo del cinema e del teatro come andare a conferenze, workshop, cercare borse di studio, studiare alcune figure professionali che non sono molto presenti in Italia proprio per capire meglio il funzionamento della British Film Industry e le differenze con l’industria cinematografica italiana.

Su che genere di film hai lavorato, stai lavorando? Ed in che consiste il tuo lavoro? Come freelance lavoro sia come Produttrice che come Art Director (scenografa), ma a volte ricopro anche altri ruoli come Set Dresser o Standby Props.

L’ultimo film su cui ho lavorato come Art Director s’intitola “Chasing Robert Barker”, del regista brasiliano Daniel Florencio, finanziato in parte dal Tribeca Film Festival.

Come Producer ho lavorato recentemente all’interactive theatre drama  The Memory Dealer diretto da Rik Lander e come Production Manager al film “Holiday” girato tra Londra e la Regione Puglia con Leona Lewis, Giulio Berruti e Giulio Corso.

Come progetto personale mi sto occupando di I heart Berlin, un documentario road trip sulla migrazione tedesca, ed un vero e proprio viaggio attraverso le differenze culturali, linguistiche e storiche delle 14 Berlino presenti in America.

Ho anche iniziato a sviluppare un progetto sull’artista toscano Marco Lusini.

Una cosa comune a qualunque figura professionale presente su un film set è sicuramente l’intensità del lavoro ed il fatto che è fondamentale avere passione, capacità di problem solving, attenzione al dettaglio e una grande flessibilità e ironia.

Come ti sentivi appena arrivata e come ti senti adesso? All’inizio era una scoperta e riscoperta continua, sensazione, quella dell’avventura che è rimasta con me, come l’esigenza di percepire colori, sapori diversi che fanno parte della bellezza della città. Non ho mai avuto la percezione di trasferirmi in una metropoli enorme, pur essendo una città grande mi sono sempre sentita a casa, con un senso di appartenenza nei confronti della sua cultura molto forte. Anche le distanze tra una zona all’altra non mi sono mai sembrate inaffrontabili.

Per alcuni aspetti provo le stesse sensazioni, per altre, ovviamente, vivendo a Londra da 7 anni vivo la città in maniera diversa, cerco di esplorare le zone meno turistiche ed i quartieri più nascosti e riesco a capirne le dinamiche con più naturalezza.

Quali sono gli aspetti positivi e i punti di forza del Regno Unito? L’apertura mentale, la meritocrazia e la diversità culturale. Sono aspetti che qui vengono applicati sia nel settore lavorativo che in quello della sfera privata. Il detto ‘you never know’ che ti spinge a provare cose diverse e a essere intraprendente perché non sai mai cosa ti aspetta dietro l’angolo, quindi vale la pena provare.

La cosa che odi di più di Londra? Non c’è una cosa che odio di Londra 🙂

La cosa che ami di più di Londra? Southbank e la zona del Royal Naval College of Greenwich.

L’achievement più grosso che puoi dire di aver raggiunto? Poter lavorare nel mondo del cinema e del teatro inclusa la danza. Creare una mia casa di produzione, la Mindpuzzlefilms nel 2011, che mi consenta di lavorare sia come Producer che come Art Director, e con la quale  stiamo lavorando al momento sul documentario I Heart Berlin. Last but not least, avere un diary service.

Cosa credi non possa mancare nella ricerca del lavoro? La conoscenza della lingua inglese, l’umiltà, la voglia di andare avanti, la capacità di capire una cultura completamente diversa da quella italiana e rispettarla, cercando di rispettare tutte le varie culture che rendono Londra quella che è. La voglia d’imparare anche a scrivere un buon cv & cover letter (lettera di presentazione) in inglese che ti permettano di trovare lavoro. Il sapersi mettere in gioco, sempre.

Articolo di Angela Tranfa  @mrsdall0way 

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