Simona: Drug Safety Coordinator

foto SimonaNome: Simona

Età: 29

Italiana di: Modena

 ProfessioneDrug Safety Coordinator – Addetto farmacovigilanza

Corso di studi: Laurea Specialistica in Biologia e Dottorato di Ricerca in Neuroscienze, entrambi presso l’Università Modena e Reggio Emilia.

Da quanto tempo vivi in UK e cosa ti ha spinto a trasferirti qui? Mi sono trasferita un mese e mezzo fa circa. Ho sempre desiderato vivere a Londra e quest’anno ho colto l’occasione spinta anche dal fatto che il mio ragazzo si sarebbe trasferito qui per lavoro.

Perché proprio a Londra? Ho sempre provato una forte attrazione e curiosità per la cultura inglese, fin da piccola, dalla famiglia reale alle sue cose tipiche.

Adesso posso dire di averla scelta per la lingua e perché è una città che offre tante opportunità e mantiene una forte apertura mentale verso gli stranieri e verso chi viene da altri paesi.

Che esperienze lavorative hai avuto in Italia? Qualche lavoretto per mantenermi durante l’università, poi, una volta finito il dottorato, uno stage in farmacovigilanza presso una nota azienda farmaceutica di Parma.

Che differenze hai trovato tra questo lavoro in Italia e in Inghilterra? Entrambi i Paesi devono sottostare alle regole dell’Agenzia Europea dei Medicinali, quindi a parte qualche differenza ovviamente sulle leggi nazionali, il lavoro in sé per sé è molto simile.

Per il resto l’orario di lavoro in Inghilterra è definito. Il mio va, per contratto, dalle 9 alle 5 e terminate le mie ore sono fuori dall’ufficio, cosa che in Italia non succedeva quasi mai. Allo stesso tempo c’è una flessibilità che mi consente di entrare all’ora che voglio e di recuperare dopo se ne ho bisogno, cosa per me molto utile dato che l’azienda è fuori Londra e sono pendolare.
A proposito dell’ambiente devo dire che in entrambe le realtà che ho vissuto ho trovato informalità, anche se nel caso dell’Italia l’ambiente è stato più caloroso e familiare. Non credo però sia una questione culturale, ma penso sia dovuto soprattutto alle dimensioni dell’azienda anglosassone, la cui casa madre ha sede in Belgio e quindi ha anche molti rapporti internazionali.

Quali erano le aspettative quando ti sei trasferito, è andata come ti aspettavi? Prima di partire devo ammettere che la paura e l’ansia per l’ignoto c’erano. Non sapevo come sarebbe stato il quartiere in cui mi stavo trasferendo, né la casa. In più sapere di lasciare le amicizie costruite in Italia non mi faceva partire esattamente a cuor leggero.

Credo di essere qui ancora da troppo poco per poter fare un bilancio.
Per ora mi sto ancora ambientando soprattutto ai ritmi di questa città e sto capendo l’importanza di trovare la propria dimensione nel quartiere in cui si vive in modo da ritagliarsi il proprio posto, mantenendo la possibilità di fare un giro alla Southbank ogni volta che se ne ha voglia. Una cosa che sicuramente mi ha colpito sono le distanze e i tempi di percorrenza e quanto questi due fattori rendano difficile vedere le persone e fare programmi.

Lavorativamente la mia maggior aspettativa era quella di cercare un lavoro vero, senza dover fare l’ennesimo stage (che era poi la mia alternativa in Italia).
In questo senso è andata anche meglio di come mi aspettavo dato che ancora prima di partire ricevevo già buone opportunità lavorative sia da contrattualmente che economicamente. Ovviamente Londra non è il Paese dei balocchi e lo stipendio che si guadagna va messo sempre in proporzione al costo della vita che è molto alto.

Che conoscenza avevi dell’inglese al tuo arrivo? Eccellente sia per una passione personale che ho sempre coltivato studiando e viaggiando molto. Posso dire di non aver avuto grandi problemi, anche se ovviamente l’impatto con i vari accenti si sente e a volte si fa più o meno fatica a capire.

In che consiste il tuo lavoro? Ci occupiamo della raccolta delle reazioni avverse ai farmaci di cui l’azienda è titolare sia in Inghilterra che in Irlanda e del mantenimento del database delle reazioni avverse con lo scopo di monitorare la sicurezza del farmaco.

Spiegalo ad un bimbo di 5 anni. Cerchiamo di sapere ogni volta che un medicinale ha un effetto negativo o inaspettato su un paziente.

Descrivi una tua giornata tipo. Sveglia alle 6 doccia caffè, alle 7.10 treno e dopo vari cambi (l’azienda ha sede a Slough) alle 9 sono in azienda. La mattina inserisco i casi nel database, pausa pranzo alle 12 (di solito davanti al pc). Il pomeriggio varia a seconda delle esigenze, in generale mail, telefonate, lettere, training, riunioni di gruppo. Alle 17 prendo lo shuttle aziendale che mi riporta in stazione dove mi aspettano altre 2 ore di treno per tornare a casa.

Quando sei arrivata qui hai trovato subito lavoro nel tuo campo? Diciamo di sì. Vivevo ancora in Italia quando mi sono candidata sul sito dell’azienda. Mi hanno fatto un colloquio via Skype e mi hanno confermato dopo una settimana. Due settimane dopo ero in ufficio.

Come hai trovato le offerte di lavoro a cui hai aderito? Alcune sui siti delle aziende, avevo fatto una lista di tutte le aziende che si occupavano di quello che mi interessava.

Altre su siti di case farmaceutiche tipo pharmiweb e su siti generici (cvlibrary e indeed) anche se la maggior parte delle offerte di lavoro si trovano tramite agenzie che si occupano specificamente del settore.

Cosa consiglieresti ad un italiano che viene a Londra a fare questo lavoro? Partire dall’italia con la maggiore esperienza lavorativa possibile. Non provare a fare corsi di specializzazione e Master ecc quello che conta qui sono l’esperienza lavorativa e la conoscenza dell’inglese.

Il mercato è competitivo, quindi bisogna cercare di far colpo sul recruiter che è una persona altamente specializzata nel settore e conosce bene l’azienda e la posizione ricercata.

Quali sono gli aspetti positivi e i punti di forza del Regno Unito, che ti hanno fatto capire che era la scelta giusta per te? L’importanza ed il rispetto che viene dato alla persona in quanto professionista. Sia le aziende che i recruiter ti fanno sentire che ti stanno offrendo una professionalità e, se pensano tu sia valido, cercano di comprarti offrendoti formazione, stipendio e altri benefit.

Chi cerca lavoro qui si sente nella posizione di poter scegliere, quindi in una posizione di forza e questo è il fattore che mi ha fatto capire che professionalmente si trattava di una scelta giusta.

La cosa che odi di più di Londra: la gente che fa rumore tirando su col naso. E la fermata della metro di Oxford Circus per la quantità di persone che c’è sul treno e sul binario.

La cosa che ami di più di Londra: i ponti sul Tamigi illuminati all’alba o al tramonto, c’è una luce molto speciale.

L’achievement più grosso che puoi dire di aver raggiunto finora. Sentirmi dire che il mio inglese è buono e che capisco il loro humour (anche se non sempre è vero).

Qualche consiglio agli italiani che sono in partenza e cercano lavoro nel Regno Unito? Cosa credi non possa mancare nella ricerca lavoro? Non possono mancare:

– un’ottima conoscenza dell’inglese
– avere dei risparmi da parte
– imparare a sapersi vendere e valorizzare.
– (ovviamente) un buon cv (non in formato europeo)

Articolo di Angela Tranfa – @mrsdall0way