Gli italiani a Londra…in LIBRI!

Italiani a Londra…in LIBRI!

Il primo cervello in fuga italiano di cui si abbia memoria pare sia stato Marconi, lo immaginate? La storia racconta che abbia provato a presentare la sua invenzione al Ministero delle Poste la quale, in maniera poco gentile, rifiutò di brevettarla. E così il nostro connazionale, forse inconsapevolmente, aprì la strada di quelli che secoli dopo l’avrebbero imitato ed emigrò in terra inglese. Scelta premiata da quello che sarebbe poi accaduto: il nostro illustre connazionale infatti, qui avrebbe trovato il successo e sarebbe poi diventato niente poco di meno uno dei fondatori della famosa BBC. Questa ed altre storie di italiani eccellenti e meno emigrati a Londra, la trovate nell’interessante volume di Alessandro Forte, La Londra degli Italiani, dai penny ice alla City: due secoli di emigrazione.

Già perché nei secoli, di italiani a scegliere il Regno Unito come seconda patria se ne son visti sempre di più, fino al vero e proprio exploit degli ultimi anni. I dati più recenti dicono che oramai siamo circa mezzo milione e Londra è la nostra mèta preferita… ma perché poi?

Caterina Soffici ce lo spiega bene nel suo volume Italia Yes, Italia no (Feltrinelli), dove con una frase che ha già fatto il giro del web come sintesi perfetta del sentimento di noi emigrati di oltremanica, spiega che A Londra si vive peggio, ma si sta meglio. Un punto di vista di impronta più antropologica, a spiegare il perché nonostante il clima “unfriendly” per noi italiani, le lunghe code (che nessuno salta), la società classista e i costi delle scuole a fare da primo filtro sociale tra chi ce la farà e chi no, è una città normale, un posto dove si può essere mamme, si può invecchiare e fare televisione, si pagano le tasse (ed è normale) e fare i furbi è una cosa fuori questione. Centoquarantadue pagine a spiegare e motivare le ragioni per cui da italiano, a Londra ti senti bene. Centoquarantadue pagine in cui si spiega come è bello vivere senza la sensazione di emergenza continua a scandire le nostre giornate, e soprattutto, le nostre decisioni. Esistono i doveri ed i diritti e poi i diritti ed i doveri e non zone franche dove poter pensare di comportarsi come si vuole. La banalità della normalità, così la Soffici definisce in maniera, a mio avviso, sintetica ed esplicativa, il sentimento di quegli italiani che qui a Londra nonostante le tante difficoltà, hanno trovato il proprio posto nel mondo.

Che poi il proprio posto nel mondo, diciamocelo, non è così semplice trovarlo. Il mondo è grande e la maggior parte di noi lo conosce per immagini, detti, stereotipi. E di stereotipi ci parla Barbara Serra, tra le italiane a Londra più conosciute. Giornalista di successo, prima ed unica conduttrice straniera di un Tg nazionale in UK, oggi volto di Al Jazeera, nata da madre siciliana e papà sardo, a 8 anni si è trasferita con la famiglia in Danimarca ma rimane ancorata saldamente alle sue radici. Lei italiana sui generis se vogliamo, ha studiato a fondo i luoghi comuni legati alla nostra cultura, al nostro popolo, e così è nato il volume Gli italiani non sono pigri (Garzanti) dove affronta, confronta e combatte i méri stereotipi che ci vogliono lazy e disorganizzati, spiegando il perché ed il per come siamo visti così dal mondo. Attraverso le sue parole e quelle dei tanti protagonisti del suo libro, la Serra ha dato voce alla nostra cultura, rendendo tutti noi italiani all’estero protagonisti di un momento condiviso di una quotidianità diversa. Ma la quotidianità non è sempre facile quando si esce da uno schema conosciuto, quando si osa, si rischia e ci si mette in gioco, quando si rincorre un sogno e si fa fatica ad afferrarlo…

Fabrizio Jennings nel suo e-book Derubati consapevolmente- The Italian Diaspora ci dà un altro punto di vista. Più di un diario, più di un racconto, in queste pagine sono certa che molti di voi si ritroveranno. La voglia di sfida, l’esasperazione di una situazione socialmente sempre più inaccettabile, il desiderio di rivincita su un Italia tanto amata ma che ha logorato i limiti di un’accettazione portata all’estremo della rassegnazione. La voce di chi, come tanti altri di noi forse, ha avuto il coraggio di fare il salto nel buio e ricominciare da zero. Lo dice chiaramente Fabrizio.. “Rifarsi una vita, il che include amicizie, luoghi, emozioni, amori e sensazioni”. E allora leggiamo un punto di vista diverso, forse più aspro ma non meno vero. E’ il punto di vista di un ragazzo che racconta la sua di esperienza, che è poi quella di tanti. La decisione di partire, le speranze, le illusioni e le difficoltà nel vivere in un altro Paese che non sarà mai il tuo e in cui per farsi spazio bisogna lottare molto di più di quello che probabilmente ci si aspetta leggendo di qui e di lì sulle vite degli altri. Fabrizio parte, vive, esperisce e racconta un pezzo di quella quotidianità vera, quella faticosa, dalla ricerca del lavoro al perfezionamento della lingua. Lui non parla degli italiani a Londra: lui è l’italiano a Londra e in queste pagine mette a nudo non solo se stesso, ma toglie il velo a quella che è la vera “normalità” di tutti i giorni di molti di noi che, specie all’inizio, hanno dovuto fare i conti con una realtà diversa.

Londra è amata da molti e odiata da altri. Sono tante le esperienze, i punti di vista, le analisi oggettive e meno, di chi un pezzetto di questa città l’ha vissuto e magari ne ha scritto, ma questo spazio purtroppo, non è sufficiente per menzionarli tutti.
Questa città è una giostra da cui molti fanno fatica a scendere, un caleidoscopio di colori cangianti che a seconda dello sguardo può accecare o annebbiare. Di certo è una delle mète preferite dagli italiani che negli ultimi anni si sono riversati qui in massa e leggere le loro storie è forse un modo per capire un pochino di più, anche la nostra.

Cristina Carducci